Schreber moderno Prometeo e il destino di Ellen West

Ospiti del secondo appuntamento di Performance  e incontri sulla follia, gli psicanalisti del movimento Nodi freudiani: Giorgio Landoni e Franca Brenna, il primo ha commentato il caso di Paul Schreber, la seconda ha parlato della vicenda di Ellen West.

Landoni ha colto l’animo infantile di Schreber, come un bambino, infatti, il giudice della corte d’appello di Dresdra si interroga sulla propria sessualità attraverso un particolare rapporto con Dio e le divinità. In mancanza di una figura paterna adeguata, capace di guidare il bambino alla comprensione della differenza sostanziale tra realtà e fantasia, Sherber confonde sogni e fantasie con il reale, sprofondando in un delirio. Riduttivo e inappropriato appare quindi-sottolinea Landoni-trovare le ragioni dell’alterazione psichica di Paul Schreber in un’omosessualità repressa. Come un moderno Prometeo, il giudice della corte d’appello di Dresdra, è rimasto incatenato alla propria roccia, a quel padre che non è stato capace di simboleggiare in maniera appropriata.

Franca Brenna ha invece approfondito la vicenda di Ellen West, cercando le origini del profondo malessere della giovane ebrea in un’infanzia già segnata da  un rifiuto della vita. Prendendo come riferimento lo studio di Stefano Mistura, Brenna ha sottolineato come la storia di Ellen West sia quella di un destino determinato dall’appartenenza di genere, dalla difficoltà della donna di vivere la propria femminilità. Già dalla prima infanzia Ellen esprime un rifiuto alla vita, attraverso il rifiuto del latte materno a 9 mesi, nel periodo che in psicanalisi viene individuato il riconoscimento di sè e del proprio io corporeo. In gioventù,  attraverso abbuffate e digiuni vuole rappresentare un esserci attraversi il vuoto esistenziale-prosegue Brenna-esprimere la disperata volontà di essere se stessa.

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